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Posizionamento siti web: le 9 regole base per impostare un progetto

Negli anni più recenti tutti i responsabili marketing hanno dovuto inserire nel loro lessico il concetto di posizionamento siti web, cioè la gestione del punto della SERP dei motori di ricerca in cui compare il link al loro sito.

Essere posizionati prima dei concorrenti su Google non è tanto un elemento di prestigio, quanto un atout necessario per garantire alla propria azienda una maggiore fetta di potenziali clienti. Per questo motivo si parla di indicizzazione sui motori di ricerca come di un servizio essenziale ed irrinunciabile per ogni azienda che vuole fare un business sostenibile sul web.

È ormai risaputo che il 31,94% degli utenti internet cliccano sul primo link che appare nella SERP e che meno del 29% di essi naviga oltre la prima pagina di Google.
Diventare  primi sui motori di ricerca per una o più parole chiave è quindi un obiettivo naturale per ogni azienda, ma un obiettivo tanto più arduo quanto minori sono le competenze delle aziende nell’ambito dei contenuti pensati per il web.

Abbiamo già parlato in questo articolo dell’importanza di dotare il proprio sito di una struttura di contenuti non banale. Se lo leggete troverete spunti e case histories facilmente replicabili.

In questo articolo, sulla base della nostra esperienza di posizionamento siti web di aziende di Torino e Milano, riassumiamo le regole di base che sottostanno ad una buona indicizzazione.

posizionamento siti web

1. L’irrilevanza della homepage

Non è necessario (ed anzi è irragionevole) porsi l’obiettivo di fare comparire la homepage del sito nei primi posti dei motori di ricerca. Per Google non esistono i siti web: esistono pagine, ciascuna dotata del potenziale di esprimere con più o meno autorevolezza e precisione un concetto. Ne deriva che l’ottimizzazione della homepage è uno sforzo più o meno paragonabile a quello di rendere “parlante” l’indice di un libro. Può sicuramente aiutare, ma non è determinante.

Se le pagine interne, singolarmente, sono ottimizzate per specifiche parola chiave e complessivamente per un meta-concetto univoco, Google si renderà conto del fatto che il sito esprime contenuti di qualità sia singolarmente sia complessivamente.

È quindi necessario pianificare la struttura del sito sulla base di un albero di parole chiave omogenee da indicizzare.

2. La velocità è un aspetto cruciale

Ne abbiamo già parlato in questo articolo: la velocità di caricamento di un sito è un elemento fondamentale per favorirne una corretta indicizzazione sui motori di ricerca. La lentezza di provider come Aruba non favorisce il posizionamento di una sito, anzi lo penalizza.

Per farvi prendere nota di due parametri facilmente memorizzabili vi segnaliamo che il tempo massimo che deve intercorrere tra la chiamata del browser e la risposta del server che ospita il sito non deve superare i 200 millisecondi;  il tempo di download di un’intera pagina non deve superare i 4-5 secondi.

3. Comunicare affidabilità

Un sito, soprattutto se concepito con scopi commerciali, deve comunicare affidabilità agli utenti. Nulla può essere lasciato al caso per non farlo abbandonare prematuramente.

Comunicare affidabilità può avvenire in molti modi. Elenchiamo i principali:

  • Grafica moderna e pulita. L’impatto grafico colpisce l’occhio e rende più piacevole la navigazione. Se l’utente è incoraggiato a proseguire nella navigazione di un sito, migliora il tempo medio di permanenza con effetti positivi sia sulla capacità di trasmettere il messaggio aziendale, sia sulla posizione nella SERP.
  • Certificazioni e badge. I badge sono delle immagini che ritraggono premi (ribbon), certificazioni (sia web che non web), riconoscimenti di qualità. Gli utenti vanno pazzi per i badge, perché oramai sanno cosa significano e si affidano con più tranquillità.
  • Uso di Testimonial. Tutto ciò che può attestare la qualità del lavoro dell’azienda è benvenuto: testimonianze di clienti, commenti sul sito e citazioni da altri siti giovano sia alla credibilità sia al posizionamento seo del sito.
  • Certificati SSL. I certificati SSL lato server “contrassegnano” il sito come attendibile e ne criptano le comunicazioni. Alcuni di essi (SSL EV) confermano l’esistenza della società titolare del sito. Sono quindi una fortissima garanzia per gli utenti.

4. Per ogni contenuto una parola chiave

Ogni pagina deve essere pensata per l’ottimizzazione di una parola chiave principale. È inutile “stuffare” cioè farcire una singola pagina con più parole chiave, a meno che non siano sinonimi della prima.
Piuttosto è preferibile approfondire fino al limite il contenuto relativo alla parola chiave principale, utilizzandola in tutti i punti nevraigici del tuo contento, come il titolo, l’URL e il testo.

5. Puntare sulla qualità dei contenuti

Google detesta i contenuti irrilevanti.
Li chiama proprio così.

Tutti i contenuti che non aggiungono qualcosa di rilevante all’esperienza di navigazione di un utente non verranno premiati. La misura della rilevanza è un mix della qualità del contenuto (in termini di sua capacità di soddisfare una domanda specifica), di segnali sociali (condivisioni e mi piace sui social) e di citazioni su siti esterni (i cosiddetti backlinks). Contenuti che si presentino con un mix apprezzabile di queste tre qualità hanno ottime possibilità di salire nella SERP di Google.

Ne consegue che copiare contenuti creati da altri è del tutto inutile: Google riesce a riconoscere la paternità di un contenuto e se ne trova un secondo clone del primo, lo penalizza.

seo posizionamento siti copywriting

6. Scrivere per gli esseri umani

Un altro elemento focale per ottenere un buon posizionamento del sito web è la qualità della scrittura. I principali motori di ricerca sono semantici cioè capiscono cosa scriviamo, il tono sottostante, la varietà dei sinonimi. Ne consegue che se cerchiamo di “barare” scrivendo contenuti eccessivamente verbosi, pieni di frasi subordinate e di concetti eterogenei, se – in pratica – scriviamo MALE, i motori di ricerca lo capiranno e fiuteranno l’imbroglio.

La regola è semplici: scrivete bene e scrivete come se vi steste rivolgendo ad esseri umani, non a robot.

Le spaziature, le titolazioni, i punti numerati sono elementi che aggiungono chiarezza ai testi e Google li apprezza.

7. Cercare sempre di convertire il traffico

Il posizionamento sui motori di ricerca porta traffico. Una volta che arriva il traffico l’essenziale è convertirlo, cioé portarlo a compire una o più azioni che portino un vantaggio all’azienda.

Che sia la richiesta di un preventivo, l’acquisto di un bene o di un servizio o l’iscrizione ad una newsletter, è essenziale predisporre richiami ed incentivi (le cosiddette call-to-action) che spingano l’utente ad interagire con il sito.
 

call to action

8. Scegliere accuratamente le per cui posizionare il contenuto

La selezione delle parole chiave non deve essere spinta da emotività o preferenze personali, bensì deve essere il frutto di un’attenta analisi e pianificazione che tenga conto della pertinenza con il sito, del volume di ricerche e della difficoltà di indicizzazione. Lo strumento più semplice da utilizzare è Google Keyword Planner che fornisce una serie di informazioni quantitative necessarie per “pesare” la scelta delle parole chiave.

Inoltre è opportuno tenere conto di quelle che sono effettivamente le ricerche operate dagli utenti. Essere in prima posizione con il nome dell’azienda non serve a nulla se nessuno sa che l’azienda esiste. La scelta migliore è per le parole chiave che incorporino il prodotto/servizio offerto e l’azione o l’attributo che può portare alla vendita.

Per chi é interessato invece a come si evolvono le tendenze di ricerca delle parole chiave, suggeriamo di consultare Google Trend.

9. La dimensione dei contenuti

Ogni contenuto dovrebbe contenere almeno 300 parole, meglio se 800-1000. Statisticamente i contenuti meglio indicizzati contano tra le mille e le duemila parole. Se però è impossibile scrivere così tanto, trecento possono bastare.

È poi da tenere di conto la percentuale di ricorrenza della parola-chiave nel testo, che deve essere compresa tra un minimo dello 0,5% e un massimo del 3%; la percentuale ottimale è superiore all’1,5%. Non si tratta però di una regola scritta sulla pietra, poiche, come abbiamo visto, poiché i motori di ricerca cercano l’utilità nel testo e sanno interpretare i sinonimi, anche un 1% può bastare.